Una serata d'estate in barca nella Laguna di Venezia con il ristorante La Tavernetta di Eraclea! Vivi il fascino della Laguna veneziana da una posizione esclusiva! Domenica 30 luglio partenza da Portegrandi alle 18.30 e poi durante la navigazione potrete apprezzare tutto il fascino di Venezia al tramonto. Vi ricordiamo che a Portegrandi è disponibile un parcheggio gratuito dove potete lasciare le vostre auto. Aperitivo e cena a buffet con servizio catering curato dal ristorante La Tavernetta. Per tutti i dettagli e le info chiamare allo 0421 316091. Locale selezionato dalla Guida Ristoranti Che Passione. Costo dell'evento: 80 euro. Visto il numero limitato di posti vi invitiamo a prenotare il prima possibile.
Abbinamenti d'avanguardia e piatti ricercati presso La Locanda di Piero di Montecchio Precalcino (VI)! Giovedì 27 luglio Renato e il suo staff vi aspettano per l'evento "5 bolle per l'estate". La cucina propone:
La Pizza come non l’avete mai vista. Una serata di incontro tra i topping alla brace, la firma di Gustificio, i prodotti autentici Bonverre e gli impasti della pizzeria Fattore F di Vicenza. Giovedì 20 luglio ore 20.30 presso Gustificio di Carmignano di Brenta (PD) avrà luogo un evento unico, che unisce per la prima volta Pizza e Brace. Ad accompagnare le creazioni dei pizzaioli di Fattore F Riccardo Furlani e Massimiliano Fraccarolo, ci saranno i topping creati da Gustificio, con la sua magistrale gestione della Brace e la selezione di carni e altri ingredienti di estrema qualità. Tra questi, Bonverre, il brand italiano di ricette d’autore custodite sottovetro. Un incontro dunque tra il mondo della brace, l’arte bianca, e l’esaltazione dei gusti autentici della tradizione italiana. Locale selezionato dalla Guida Ristoranti Che Passione. Costo della serata serata: 30 euro alla quale sarà possibile partecipare su Prenotazione (posti limitati) direttamente contattando Gustificio: tel. 049 099 1687.
Una serata dove vivrete insieme l'esperienza e potrete assaporare il gusto dei pregiati Gin Roby Marton in abbinata agli esclusivi piatti del Ristorante Alla Pergola di Sarcedo (VI). Ecco cosa propone la cucina giovedì 20 luglio alle ore 20:
Un'occasione unica: una serata in un luogo straordinario del '400, alla scoperta della cucina di mare e in sottofondo musica dal vivo con Marco Betti Trio Live JAZZ. Martedì 11 luglio viene organizzata ad Alonte (VI) “Barchessa Experience” una serata conviviale in Villa Trevisan. Una cena esclusiva, dove il mare farà da protagonista con la firma del virtuoso Chef Federico Zambon del ristorante Camaleonte in abbinamento ai vini della cantina La Pria partner della Guida Ristoranti Che Passione. I piatti proposti non mentono; sono il frutto della passione, della ricerca e del rispetto della materia prima:
Al numero 48 di Via Cittanova, in una località verdeggiante e tranquilla poco distante dal centro di San Donà di Piave, si trova il ristorante “La Tavernetta”, specializzato nell’offrire ai propri clienti una cucina di pesce fresca e genuina, oltre che un servizio d’accoglienza caloroso ed efficiente. Titolare di questa realtà storica è, dal 2015, il patron Giovanni Cirocco, con cui abbiamo avuto il piacere di dialogare.
«Giovanni, bentrovato. Ci racconteresti, per iniziare, come hai conosciuto questo locale e come te ne sei innamorato?»
«Sono originario di Molinara, un paese in provincia di Benevento. Da lì mi sono trasferito a Caorle partendo in auto insieme a Cinzia, mia compagna di vita, con solo 500€ in tasca. Ho cominciato a lavorare alla Tavernetta come cameriere extra: in un primo momento mi sono spaventato, sono rientrato a casa e ho giurato che non sarei tornato a fare servizio lì! Fino a quel momento non avevo mai lavorato all’interno di ristoranti di classe, passare da pizzerie, pub o bar ad una sala di un certo livello è stato un salto di qualità notevole per me. Andrea Vecchiato, allora chef-patron del ristorante, ha saputo però indicarmi la strada e mettermi a mio agio: è grazie a lui che mi sono innamorato del lavoro e del ristorante. Quando ho avuto la possibilità di prendere in gestione qualcosa di mio ho provato a conoscere altre realtà, ad esaminare altre proposte, ma il cuore tornava sempre alla Tavernetta, che Andrea ha poi deciso di cedere. Se mi guardo indietro, mi vengono i brividi a pensare a quanto ho costruito cominciando da zero, ma rifarei tutto daccapo senza pensarci due volte».
«Cosa ti affascina così tanto della Tavernetta?»
«Mi piace il mix di opportunità che offre: è un ristorante alla carta, ma ospita anche eventi, banchetti, cresime, comunioni, matrimoni… Allo stesso tempo, io e il mio staff ci impegniamo anche nel catering, che è forse l’attività che preferisco tra tutte. In un’occasione molto speciale ho persino portato tutta la squadra nel mio paese d’origine, per festeggiare il centesimo compleanno di mio nonno: quando ancora aveva 94 anni gli avevo promesso che, se avesse raggiunto quel traguardo, avrei organizzato qualcosa di indimenticabile con i ragazzi del ristorante, e così è stato. Quando siamo partiti con i furgoni e tutto l’occorrente, nessuno si è tirato indietro, anzi: hanno fatto a gara per far riuscire al meglio l’evento, che rimarrà sempre tra i più emozionanti per me.
Alla Tavernetta non ci si annoia mai, insomma: tutti i giorni c’è da affrontare una sfida diversa, è un continuo reinventarsi! L’unica costante è l’affiatamento che c’è nella brigata, che considero come una famiglia. Abbiamo iniziato in tre, mentre ora ho ben nove dipendenti, una squadra che crede nel progetto e su cui so di poter contare. Anche dall’esterno questa caratteristica del mio locale viene riconosciuta e apprezzata: sono orgoglioso di poter dire che in otto anni nessuno se ne sia mai andato dalla Tavernetta, fatte salve forse un paio di eccezioni che non sono però dipese dall’atmosfera che si respira qui. Io e il mio gruppo facciamo spesso le vacanze insieme, oppure usciamo insieme nei giorni di riposo; anche avendo età diverse ci troviamo in sintonia, una cosa non da poco che dà un valore aggiunto al lavoro che svolgiamo quotidianamente».
«Nel 2019, fra l’altro, hai deciso di assegnare un bonus di 500€ a tutti i tuoi dipendenti, per premiarne il lavoro».
«Sono dell’idea che sia giusto retribuire gli sforzi di tutti in base ai risultati raggiunti. Pagherei volentieri i miei dipendenti in percentuale, ma siccome in Italia questo non è possibile ho iniziato a dar loro questo tipo di incentivo premiale, per far capire che ho visto tutte le energie messe in campo nelle serate più piene e impegnative, nel corso dei ricevimenti o in altre occasioni. Se arrivano cento persone, il cameriere si rende conto della fatica che dovrà fare per servirle e sarà difficile che faccia lo stesso sorriso al centesimo ospite: riconoscere gli sforzi richiesti in questi momenti vuol dire dare al personale una ragione per impegnarsi fino in fondo, anche quando le giornate si fanno più stressanti. A dicembre 2020 non sono riuscito a replicare il regalo di Natale, purtroppo, ma già dall’anno scorso ho riassegnato questo bonus. A dicembre 2023 vorrò sicuramente premiare di nuovo i ragazzi: in questo modo, chiunque lavori alla Tavernetta vedrà sempre concretamente i risultati del proprio impegno, anche in busta paga».
«Le numerose crisi dell’ultimo periodo non sono riuscite a scalfire la Tavernetta: è un risultato di cui andare fieri!»
«Abbiamo sicuramente risentito della pandemia e ancor più dell’aumento delle bollette legato al caro energia, ma siamo sempre stati supportati dai nostri clienti e ci siamo saputi adattare. Solo il vino è aumentato di almeno un euro a bottiglia, tutti i fornitori sono diventati più cari: abbiamo cercato di non tradurre questi aumenti in prezzi sistematicamente più alti in menu, selezionando cosa maggiorare e rinunciando a qualche guadagno, ma di lavoro ne abbiamo sempre avuto, per fortuna. Chi era già in difficoltà prima del Covid non ha avuto gli stessi strumenti per farvi fronte.
Ogni anno la Tavernetta cresce del 20-30%, e non sono piccole percentuali. In otto anni abbiamo quadruplicato il fatturato, una testimonianza in più della validità delle scelte compiute nel tempo. Sottolineo quell’abbiamo perché il merito non è solo mio, ma di tutti: se non fossi in grado di vederlo sarei un pessimo titolare».
«Ti va di approfondire i ruoli principali nella brigata e di farci un esempio dei cambiamenti effettuati negli ultimi tempi nella routine della Tavernetta?»
«Tommaso, lo chef, si occupa in autonomia di ordini e acquisti, mentre il menu viene approntato stagionalmente, con una riunione a cui possono partecipare tutti non solo per ascoltare, ma anche per esporre suggerimenti e proposte. Andrea, il maître, segue dalla A alla Z l’organizzazione dei matrimoni, premiata ai Wedding Award del sito matrimonio.com e valutata 5 stelle su 5 da oltre cinquanta coppie di sposi, in cinque anni di presenza sul portale! Si citano i numeri, ma dietro ai numeri si vedono l’attenzione per la qualità e la dedizione al lavoro che ci caratterizzano. Tengo a citare e ringraziare in questa sede anche Stefania, la nostra tuttofare, e i nostri giovanissimi camerieri Meghy e Tommasino, vere anime della sala apprezzatissime dai clienti.
Gli ultimi due cuochi, Gianni e Manuel, sono entrati in servizio ad aprile, portando a cinque il numero di persone in cucina (con gli aiuto-cuochi Allaudin e Rebecca): con il loro preziosissimo aiuto abbiamo iniziato a fare tutto in casa, dai panificati alla pasta, fino ad arrivare ai dolci. Ho sempre amato investire, nell’acquisto delle materie prime così come nel personale, senza considerare come semplici “spese” gli investimenti fatti: risparmiare non porta ad avanzare, a migliorarsi. Spesso anziché portare un guadagno il risparmio danneggia un’attività. Faccio l’esempio dell’olio: quello che compriamo noi costa una decina di euro al litro, perché trovo inconcepibile preparare accuratamente piatti che poi il cliente possa rovinare con un condimento inadeguato. Pensa ad un piatto di pesce crudo, dove il condimento è un punto fondamentale: se l’olio costa 2€, che fine fa la qualità proposta e che senso ha utilizzare una materia scarsa per valorizzarla?»
«La gente capisce queste scelte?»
«Non sempre, purtroppo. Un tempo me la prendevo, leggendo magari una recensione scritta di fretta da un palato poco raffinato. Pian piano però ho capito che non vale la pena arrabbiarsi, serve imparare a lasciarsi scivolare addosso le accuse o le lamentele e guardare con più soddisfazione e interesse i risultati positivi, la felicità di chi arriva e dimostra di apprezzare ciò che trova alla Tavernetta o anche in un evento di catering. Sono molte di più queste persone, che ringrazio di cuore».
«A proposito di ciò che si trova alla Tavernetta: per salutarci, che portate consiglieresti ad un ospite? Quali sarebbero le tue scelte dal menu che è presente al momento al locale?»
«Io adoro il tris di cappelunghe, cappesante e canestrelli, per iniziare con gli antipasti; tra i primi sceglierei i fusilli all’uovo con canestrelli e tartufo nero estivo e tra i secondi… Sceglierei la tagliata di tonno al tartufo nero, ma per spaziare un po’ lungo il menu (e non far capire che amo il tartufo) proporrei l’astice alla catalana. Ci tengo a precisare che abbiamo proposte per qualsiasi esigenza, teniamo conto delle allergie, delle intolleranze e anche delle preferenze sulla dieta: in caso un ospite sia vegetariano o soprattutto vegano, chiediamo di avvertire in anticipo per poterci organizzare e offrire un servizio adeguato, cosa che siamo sempre lieti di poter fare».
Ringraziamo Giovanni Cirocco per averci presentato La Tavernetta di Eraclea ed invitiamo il lettore a recarsi di persona presso il ristorante, per farsi coccolare dalla calorosa accoglienza dello staff e farsi stupire dalla ricchezza di sapori che vi potrà gustare. Per chi volesse imbarcarsi in un viaggio del gusto attraverso gli splendidi panorami della laguna di Venezia, poi, è ancora disponibile qualche posto da prenotare per partecipare alla gita in barca con buffet organizzata per il 30 luglio p.v. La partenza è prevista alle 18.30 da Portegrandi: il numero da contattare per avere maggiori informazioni è lo 0421 316091.
Intervista a cura di Chiara Tomasella
Se volete trascorrere una serata all'insegna del gusto e del piacere del palato non perdete Barbecue Masters presso La Locanda di Piero di Montecchio Precalcino (VI). Giovedì 29 giugno alle ore 20:30 Renato e il suo staff vi aspettano per gustare piatti ispirati alla tradizione della griglia abbinati a vini e birre selezionati per accompagnare ogni portata.
Festeggiate l'arrivo dell'ESTATE con un menù tutto dedicato a questa bella stagione, accompagnato da musica dal vivo venerdì 23 giugno alle ore 20.30 presso il Ristorante all'Antica Ala del Castello di Bevilacqua (VR). La cena verrà servita nei suggestivi giardini così anche gli occhi verranno catturati dalla bellezza di questa location. In caso di mal tempo, la cena verrà servita nelle sale affrescate del Castello. La cucina propone:
Una monografia esclusivamente dedita all’evoluzione dello Champagne come pensiero alla base della sua creazione, non come semplice sfida della prova del tempo, ma forma per esplorare in profondità il concetto dell’annata, per valorizzarla al massimo e per andare oltre. Lunedì 19 giugno alle ore 20.45 presso il ristorante La Montecchia di Selvazzano Dentro (PD) avrete l'opportunità di partecipare a una degustazione straordinaria, organizzata dall'Associazione Culturale ARTE & VINO e presentata da un relatore d'eccezione, Alessandro Rossi, National Category Manager Wine e Comunicatore del mondo del vino. In degustazione:
Ci troviamo a Lusia, in terra polesana, dove il mercato ortofrutticolo e il contesto paesaggistico già suggeriscono l'importanza del contatto con la natura: quest'ultimo è valorizzato anche all'interno della cucina di Giada Bozzolan, giovane chef artista del gusto che trasforma ogni piatto in un'esperienza nuova, fatta di sapore e di sapere tradizionale.
Veniamo dunque a noi, chiedendo a Giada di presentarsi.
«Sono Giada Bozzolan, chef del ristorante “Il Profumo della Freschezza”. Qui do libera espressione alla mia creatività, che si concretizza, certo, anche nell’estetica delle portate, ma è legata a qualcosa di più profondo, ad una conoscenza più antica: nella mia professione mi dedico al recupero di tecniche del passato che rischiano di essere dimenticate, all’utilizzo di ingredienti non comuni, magari meno raffinati, provenienti dal mondo vegetale. Mi sono specializzata nelle preparazioni vegane sia per una mia preferenza e sensibilità verso il tema, sia per far luce su un tipo di cucina più trascurato, che viene approfondito meno rispetto alla ricerca intensiva che si dedica ai tagli della carne o al pesce. I ristoranti comunemente si limitano a proporre insalate miste o verdure grigliate a chi chiede cibo vegan; io ho deciso di fare ricerca in quest’ambito proprio per ampliare le possibilità e dimostrare che c’è ancora molto da imparare e da scoprire in questo settore».
«È difficile recuperare questo sapere? Ci sono delle figure che tieni come riferimento per la tua formazione in questo campo?»
«Mia nonna quand’ero piccolina mi ha mostrato come fare la pasta in casa e mi ha insegnato a raccogliere le verdure in orto, ma anche per lei le erbe spontanee erano erbacce, senza troppe distinzioni: la sua generazione è comunque già lontana dagli anni a cui faccio riferimento nel mio lavoro. La mia ricerca si rivolge quantomeno all’Ottocento, ad un’epoca preindustriale in cui ad esempio il condimento non consisteva in un semplice olio ma in un oleolito in cui sono infuse calendula, malva, rosmarino e altre erbe, con una tecnica recuperata dal mondo della medicina. Questa cosa la replico negli aceti, nei preparati macerati o essiccati, nei fermentati: è faticoso, ma anche incredibilmente soddisfacente capire appieno la ricchezza che si trova scavando un po’, non accontentandosi di conoscere quello che è già noto e a portata.
Siamo abituati a lasciarci affascinare dalle novità, da ciò che suona esotico e lontano, quando forse dovremmo riscoprire la genuinità di quello che già ci appartiene e troviamo a disposizione nelle nostre terre. Gli ingredienti che uso parlano di povertà, di un tempo in cui le persone facevano uso di questi preparati perché ne avevano la necessità: con il passare degli anni, la chimica ha sostituito la farmacopea tradizionale e il benessere economico ha portato la gente ad allontanarsi da una tipologia d’alimentazione che richiedeva un investimento di tempo notevole per essere seguita. Così, siamo arrivati velocemente al fast food, all’abbassamento della qualità che si lega alla produzione quantitativa di massa, sacrificando qualcosa che oggi ci stiamo accorgendo di dover recuperare».
«Un altro elemento limitante nella diffusione di queste pratiche è la carenza di cultura. Riconoscere le erbe spontanee non è facile e ci sono sempre meno nonni che insegnano ai nipoti come distinguere – ad esempio – i funghi commestibili da quelli che non lo sono: al Profumo della Freschezza si cerca anche di far recuperare questa cultura tramite corsi organizzati appositamente».
«Esatto. I corsi che organizzo sono rivolti ai professionisti, ma anche agli amatori e ai bambini: di recente le scuole mi stanno contattando per portare un’educazione di questo tipo tra i banchi, riconoscendole un ruolo nell’istruzione di base. Al Profumo della Freschezza il 21 giugno alle 19.30 terrò una lezione su pizza e focaccia farcita, invece: i posti sono già esauriti, ma seguendo i nostri social sarà possibile rimanere aggiornati sulle nuove proposte didattiche che metteremo in calendario. Un’anticipazione? Tra settembre e ottobre ricomincerò a raccontare erbe e fermentati.
I corsi che organizziamo riguardano anche il riciclo della materia prima, lo scarto zero e la detersione naturale: pochi sanno che è possibile realizzare il sapone e altri prodotti per l’igiene personale in totale autonomia, ma facciamo anche questo! Coerentemente con questi principi, l’agriturismo s’impegna a funzionare a basso impatto: è alimentato da pannelli solari, l’acqua piovana viene raccolta e immessa nel nostro stagno, viene praticata in ogni ambito l’economia circolare. Quando organizziamo i nostri corsi invitiamo a portare a casa i prodotti realizzati e quando un ospite desidera una scatolina gli viene fornito un contenitore in cellulosa per riporre gli avanzi: in alternativa, per la formula insalateria self service disponibile a pranzo dal martedì al sabato, è obbligatorio non avanzare alcunché. In questo modo, da otto anni a questa parte, educhiamo il cliente ad essere responsabile e ad evitare lo spreco».
«Una politica virtuosa che coinvolge anche la predisposizione di un certo tipo di menu, immagino»
«Proprio così: quello che avanza dal buffet viene utilizzato per creare delle polpette, mentre le cene prevedono poche scelte (tutte di qualità) con proposte stagionali. Il sabato sera e la domenica a pranzo offriamo invece un menu degustazione selezionato dallo chef, dall’aperitivo alla cena, sostenibile e strutturato con un percorso di abbinamenti sensoriali mai uguali di settimana in settimana. Così garantiamo di volta in volta cereali diversi scelti tra sorbo, quinoa, amaranto e altre varietà, invitando l’ospite a non avere alcun preconcetto e a vivere un’esperienza che altrimenti faticherebbe a scegliere se gli fosse presentata alla carta. Ovviamente, allergie e intolleranze verranno sempre tenute da conto.
Purtroppo ho avuto, grazie a precedenti esperienze, una testimonianza concreta di quanto venga buttato nel cestino se il ristoratore non opera scelte oculate nel management, soprattutto nell’organizzazione di grandi eventi. Anche a livello domestico la gente non è abituata a curarsi dei prodotti che vanno a male, con l’idea (sbagliata) di poterselo permettere. Uno dei miei obiettivi di vita è contrastare queste pratiche poco rispettose dell’ambiente: valorizzo anche da cliente i ristoranti che hanno una selezione ristretta delle proposte alla carta, ad esempio, perché so che cercano di lavorare con materie fresche e di gestire con maggiore efficienza tutti gli ingredienti».
«Come fa il consumatore a distinguere le mode da un progetto che mira a svilupparsi con sincera convinzione? Mi spiego meglio: il cibo vegano è spesso propagandato per agganciarsi ad un tema d’attualità, per accontentare uno spirito green di facciata. Hai un’opinione a riguardo?»
«Dal mio punto di vista anche una scelta legata alla moda del momento è un passo avanti.
Il consumatore si abitua a prestare attenzione alla tematica quando entra in contatto con determinati tipi di packaging o di proposte commerciali, riconosce che esiste e s’informa, andando oltre l’iconcina di una foglia verde e cercando di capire. Una sensibilità che nasce, diciamo, per un motivo superficiale è pur sempre una buona sensibilità, che può maturare e allontanarsi da quegli specchietti per le allodole che magari aveva seguito inizialmente. Io in questo sono piuttosto radicale: credo che l’unica certezza sia l’autoproduzione, perché nel momento in cui realizzo uno shampoo in casa so esattamente come ho reperito gli ingredienti e che impatto ho prodotto, cosa che non potrò mai controllare affidandomi ad una qualsiasi realtà esterna. Mi sento pioniera in questo campo, ma non ho fatto altro che riprendere abitudini risalenti a prima del Novecento, dopotutto».
«Tornando al Profumo della Freschezza: cosa troverà in tavola l’ospite, nelle prossime settimane?»
«Pronti in campo abbiamo ortaggi come le zucchine (e quindi i fiori di zucca), che usiamo per realizzare degli spaghetti da servire come antipasto, rape rosse, finocchi, fragole, legumi come piselli e fave, oppure ancora i fagiolini. L’entrée sarà costituita dunque da spaghetti crudisti con pesto di erbe spontanee (farinelli e ortiche), mentre le insalate saranno preparate come sempre con i nostri fiori eduli – a titolo d’esempio, calendula, papavero, fiordaliso. Anche le bevande non sono banali: prepariamo veri e propri cocktail botanici, come spritz addizionati di sciroppo di rose, di rosmarino, erba Luigia, oppure realizziamo versioni alternative del classico Negroni con distillati bitter d’artemisia e altre erbe… Una cosa che per me è davvero entusiasmante preparare, devo dire.
Qui al Profumo della Freschezza la ricerca non finisce mai. In futuro, vorrò portare sempre più spesso gli ospiti a passeggiare tra i nostri ingredienti, perché possano toccare con mano le foglie di salvia, odorare le rose, farsi un’idea di che cosa significa conoscere un giardino nelle sue mille sfaccettature. Vorrò essere più trasparente nella spiegazione delle mie ricette, che voglio siano un bene comune, tanto che ho in cantiere la stesura di un libro che (se tutto va come previsto) verrà pubblicato nel 2024: sempre nello stesso periodo, se non già alla fine del 2023, organizzerò anche corsi online per interfacciarmi anche con chi per vari motivi non possa raggiungerci in presenza. Io, dal canto mio, continuerò a essere un’eterna scolara: al momento sto seguendo due corsi a Casale di Scodosia, con Silvia e Gloria, ma continuo ad imparare anche grazie a Maria, la mia maestra nel campo delle erbe spontanee, oppure a Irene, del progetto Circus – Acrobazie Secondo Natura. Tante persone insomma, ma con un obiettivo unanime che mi fa piacere poter condividere e divulgare».
Per provare le esperienze qui descritte, vi invitiamo a prendere posto sotto le luci del giardino dei fichi o sul margine del laghetto del Profumo della Freschezza: ne rimarrete sorpresi.
Intervista a cura di Chiara Tomasella